MATISSE
Nata come….
..ipotesi di operetta, il testo è stato trasformato dal genio di Hugo von Hoffmansthal in un libretto che suscitò l’interesse di Richard Strauss che però richiese una lunga rielaborazione prima di giungere alla versione finale. Un’opera comunque dal testo “leggero” ma che in qualche misura ricorda l’atmosfera del molto più blasonato Rosenkavalier. Il testo fu rimenggiato da von Hoffmansthal fino quasi alla sua morte (1929) e ancora ripetutamente da Strauss: la prima dell’opera non ebbe luogo che nel 1933. Arabella è un’opera articolata nella quale sono presenti alcuni dei temi cari ai due autori: ad esempio il soprannaturale (la lettura delle carte), il travestimento, il genitore spiantato etc. La qualità complessiva non raggiunge di certo il Rosenkavalier ma si inscrive nelle produzioni di livello medio del compositore di Monaco. L’allestimento della Deutsche Oper è come un po’ inferiore ai suoi standard nel tentativo di attualizzare un contesto datato.

In realtà un testo non eccelso avrebbe bisogno di un allestimento di grande qualità. Qui siamo in presenza di qualche tentativo di novità ad esempio la ripresa video delle scene del primo atto) ma scade quando nel terzo viene proiettato un filmato che riprende un amplesso che dovrebbe alludere al convegno al buio della sorella di Arabella con Matteo. Arabella (purtroppo priva del physique du role…) viene prima addobbata con un vestito del pieno ‘800 e via via, nel prosieguo dell’opera, con abiti sempre più moderni fino alla scena finale con un completino da teenager. La scena del ballo è di fatto riportata all’anticamera della sala dove via via si presentano per brevi tratti i partecipanti al ballo che rientrano rapidamente in sala.
La sensazione complessiva è di una produzione un po’ tirata via per un ‘opera che proprio per la sua sostanziale inconsistenza avrebbe bisogno di una grande regia e di una eccezionale messa in scena. Niente di tutto questo. Non resta che passare alle voci.
Arabella (Gabriela Scherer) è una cantante con un passato di buona qualità e fa del suo meglio in un ruolo che non le si confa. Meglio la Zdenka di Elena Tsallagova, voce limpida in un ruolo non facile. Nella media gli altri artisti come il direttore. Da segnalare la giovane Hye-Young Moon nel brevissimo ma molto impegnativo ruolo di Fiakermilli che però non viene premiata con la presentazione finale per gli applausi. La ratio non è comprensibile. Buon successo di pubblico.
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(Giovanni Neri 77)
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