MATISSE
La scenografia ….
..di Die Walküre sembra un sequel del Das Rheingold nel senso che utilizza addirittura le stesse strutture scenografiche. Continua la dissacrazione del testo wagneriano ma – a mio giudizio – un bel gioco dura poco. Anche qui tutto è raccontato, compreso il duello fra Sigmund, che trova effettivamente la spada Nothung, e Hunding che sfoggia una pistola (è addobbato come un gendarme), che si potrebbe raccontare come “quando un uomo con la pistola incontra uno con la spada quello che ha la pistola è un uomo morto“. Qui Hunding viene effettivamente ucciso ma anche Sigmund fa una brutta fine – annientato da Wotan su suggerimento della solita Fricka, la rappresentante della conservazione più bieca. Anche la sua spada va in pezzi per essere poi rimessa a nuovo da Sigfrido.
L’aiuto dato da Brunhilde a Sigmund nel duello non viene preso bene da Wotan che aveva deciso diversamente a causa della tresca fra Sigmund e la sorella Siglinde. La walkiria viene quindi privata della sua natura soprannaturale e relegata su una rupe circondata dal fuoco fino all’arrivo dell’eroe senza macchia e senza paura (Sigfrido). Naturalmente tutto è allusivo e raccontato in uno scenario moderno fatto di ambienti vetrati con porte che si aprono e chiudono per indicare lo stato d’animo dei protagonisti.
Wotan è sempre rappresentato come un CEO che si accende addirittura una sigaretta e Brunhilde come una signora in tuta da ginnastica e sneakers. Siglinde è una signora che all’arrivo di Sigmund si sta spazzolando accuratamente i biondi capelli in un ambiente smaccatamente borghese.
Questo per la scenografia. Discorso molto diverso per le voci. Il duetto finale dell’opera fra Wotan (Michael Volle) e Brunhilde (Anja Kampe) è assolutamente strepitoso. Due interpreti dotati di una vocalità eccezionale ma anche capaci di trasmettere tutto il dramma interiore dei due personaggi che si muovono fra l’affetto reciproco e la severità dell’inevitabile punizione della walkiria che ha trasgredito gli ordini del padre Wotan in nome dell’amore fra i due fratelli. Una prestazione che ha giustamente suscitato l’entusiasmo del pubblico che ha tributato un applauso prolungato ai due cantanti. Anja Kampe è ormai al vertice delle grandi interpreti wagneriane. nel solco di Irene Theorin e Waltraute Meier, e sarebbe auspicabile che fosse scritturata molto più spesso dalla Scala in Italia. Di Michael Volle si è ormai scritto tutto quello che era possibile, anche lui al vertice degli interpreti wagneriani. Non sfigura in questo contesto la Siglinde di Vida Miknevičiūtė mentre un gradino sotto è il Sigmund di Robert Watson che denuncia qualche cedimento nel registro alto. Ma comunque anche in questo caso una grande prestazione della coppia specialmente nel bellissimo finale del primo atto (a mio giudizio uno dei vertici musicali di Wagner). Ancora una volta da applauso la direzione Thomas Guggeis che ha diretto il grande complesso della Staatskapelle Berlin. Un successo strepitoso dell”opera da parte di un foltissimo pubblico.
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(Giovanni Neri 77)
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