Sinfonica

Das Rheingold – Berlino Staatsoper 4 Aprile 2023


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MATISSE
Mettiamola così:.….
..gli dei  sono dei membri di un’assemblea di una società in attesa di trasferimento della sede, capeggiati da un CEO di nome Wotan che è un tipo truffaldino che pretende di non pagare quanto pattuito per la costruzione della sede. Il Rudy Giuliani della situazione si chiama Loge e – a tempo perso – è anche il dio del fuoco. Un tizio non particolarmente attraente (Alberich) è sotttoposto a un complesso esame encefalico in una saletta dai vetri trasparenti ed è collegato, tramite un’intricata matassa di fili collegati a una caschetto, a una macchina di test. In più, essendo piuttosto pericoloso, è legato con delle cinghie elastiche alla sedia sulla quale è sottoposto al test. Passano di lì tre provocanti infermiere (Woglinde,  Wellgunde e Flosshilde)  cui è stata delegata la custodia di un prezioso oro dalle virtù magiche. L’Alberich, alla vista delle tre (che lo provocano), si eccita e tenta di raggiungerle, invano, e imbestialito dal rifiuto e dallo scorno delle tre, mentre è bloccato dalle cinghie e separato dal vetro, cade in preda a un furore iconoclastico, rompe tutto e si impadronisce del prezioso oro, decidendo di rinunciare per sempre al gentil sesso,  scappando nei bassifondi (il Nibelheim) del quale, grazie alle virtù magiche dell’oro rubato, diviene il boss incontrastato, sottoponendo i picciotti del luogo (compreso il fratello Mime) a ogni tipo di angheria, terrorizzandoli, per obbligarli a estrarre oro giorno e notte.
Rheingold Berlin III
Nel frattempo i due giganteschi capomastri (Fafner e Fasolt) che hanno costruito la nuova sede (chiamata Valhalla – simile alla Trump tower) si presentano con il conto della costruzione e si scopre che il CEO ha di fatto promesso una giovane e piacente dea (Freia) come guiderdone, sicuro che di fatto non dovrà mai pagare il conto. Ma i due sono dei tipacci che non ci sentono e solo dopo molte insistenze, seppure minacciati da due amministrativi  della società sodali di Wotan (Froh e Donner),  accettano di barattare la giovane con una pila d’oro in grado di nascondere completamente la figura della dea. Incalzato dalla moglie Fricka (che in tutto il Ring si rivela essere una scocciatrice emerita) Wotan non sa che pesci pigliare e si rivolge al summenzionato Rudy Giuliani che, esperto di trucchi e raggiri, suggerisce di contattare Alberich nel Nibelheim. Alberich si rivela non particolarmente intelligente, tronfio nel suo acquisito potere mafioso, dovuto, grazie all’oro rubato, sia a un anello magico che gli dà potere sul mondo sia a un casco forgiato da Mime, che gli permette di trasformarsi come vuole. Dopo essersi gonfiato come la rana di Esopo per dimostrare le sue capacità, stuzzicato dal perfido Loge, si trasforma in un piccolo insetto di cui Loge riesce a impossessarsi. Pirla.

Rheingold Berlin II

Tornati in sede Alberich è costretto a cedere l’anello, il casco e per ottenere la libertà anche l’oro estratto ma fa in tempo a lanciare una terribile maledizione. Arrivano i capomastri che seppure a malavoglia accettano il baratto che può essere portato a termine però solo aggiungendo l’anello fatato. Froh e Donner continuano con la loro penosa pantomima. Per convincere il CEO a questo passo estremo interviene Erda, la fondatrice della società che si ritrova più volte nel corso del Ring (e madre delle Norne che filano i destini), che spiega come ci siano interessi superiori per la rinuncia.  I due muratori finalmente riconsegnano la fanciulla ma subito litigano per l’anello e Fafner uccide Fasolt (con tanto di pistola).

Rheingold Berlin I

Terminata la consegna l’intera società si avvia verso la nuova sede ma per allietare la lieta compagnia, Froh e Donner, si rivelano degli illusionisti con scherzetti di dubbio gusto. Fine del Rheingold in cui tutto è raccontato: gli elementi concreti – l’oro, le trasformazioni, l’anello, il casco etc. – non ci sono  di fatto. Che l’opera di Wagner possa essere dissacrata è ormai un fatto accettato e una volta digerita la trasformazione, si può dire che la messa in scena è consistente e di ottima qualità. Ma il dubbio sulla scelta resta…. La compagnia di canto è eccellente: Wotan (Michael Volle) è un artista consumato e in grado di eccellere nei ruoli wagneriani e altrettanto si può dire di Loge (Rolando Villazòn) mentre – per il sottoscritto – una bella scoperta è quella di Alberich (Johannes Martin Kränzle) che sostiene la parte con ottimi risultati vocali e scenici. Una plauso del tutto particolare a Anna Kissjudit come Erda che pur nella brevità del suo intervento dimostra delle eccezionali qualità vocali.  Il direttore Thomas Guggeis non fa rimpiangere troppo Baremboin con una direzione più che buona. Ottimo successo di un pubblico che ha riempito la Staatsoper in ogni ordine di posti. E oggi  Die Walküre….
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati
Happy
(Giovanni Neri 77) 
Musical Director Thomas Guggeis
Director, Set Desig Dmitri Tcherniakov
Costumes Elena Zaytseva
Light Gleb Filshtinsky
Video Alexey Poluboyarinov
Dramaturgy Tatiana WerestchaginaChristoph Lang
Wotan Michael Volle
Donner Lauri Vasar
Froh Siyabonga Maqungo
Loge Rolando Villazón
Fricka Claudia Mahnke
Freia Anett Fritsch
Erda Anna Kissjudit
Alberich Johannes Martin Kränzle
Mime Stephan Rügamer
Fasolt Mika Kares
Fafner Peter Rose
Woglinde Evelin Novak
Wellgunde Natalia Skrycka
Flosshilde Anna Lapkovskaja
STAATSKAPELLE BERLIN
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Let’s put it this way:…..
.. the gods are members of the assembly of a company waiting for the transfer of the headquarters, headed by a CEO named Wotan who is a fraudulent guy who pretends not to pay what was agreed for the construction of the headquarters. The Rudy Giuliani of the situation is called Loge and – in his spare time – he is also the god of fire. A not particularly attractive guy (Alberich) is subjected to a complex brain examination in a room with transparent glass and is connected, through an intricate skein of wires connected to a helmet, to a test machine. In addition, being quite dangerous, it is tied with elastic straps to the chair on which it is tested. Three provocative nurses pass by (Woglinde, Wellgunde and Flosshilde) who have been delegated the custody of a precious gold with magical virtues. Alberich, at the sight of the three (which provoke him), gets excited and tries to reach them, in vain, and enraged by the refusal and scorn of the three, while he is blocked by the straps and separated by the glass, falls prey to an iconoclastic fury, breaks everything and takes possession of the precious gold, escaping into the slums (the Nibelheim) of which, thanks to the magical virtues of stolen gold, he becomes the undisputed boss, subjecting the local picciotti” (including his brother Mime) to all kinds of harassment, terrorizing them, to force them to mine gold day and night. Meanwhile, the two gigantic master builders (Fafner and Fasolt) who built the new headquarters (called Valhalla – similar to Trump tower) show up with the bill for the construction and it turns out that the CEO has in fact promised a young and pleasant goddess (Freia) as payment, sure that in fact he will never have to pay the bill. But the two are guys who do not give up and only after much insistence, although threatened by two administrators of the company friends of Wotan (Froh and Donner), agree to trade the young woman with a pile of gold able to completely hide the figure of the goddess. Pressed by his wife Fricka (who throughout the Ring turns out to be an emeritus nuisance) Wotan does not know what to do and turns to the aforementioned Rudy Giuliani who, expert in tricks and deception, suggests contacting Alberich in the Nibelheim. Alberich turns out to be not particularly intelligent, proud in his acquired mafia power, due, thanks to the stolen gold, both to a magic ring that gives him power over the world and to a helmet forged by Mime, which allows him to transform as he wants. After inflating like Aesop’s frog to demonstrate his abilities, teased by the evil Loge, he turns into a small insect that Loge manages to take possession of.  Back at the headquarters Alberich is forced to give up the ring, the helmet and to obtain freedom even the gold extracted but he has time to launch a terrible curse. The master builders arrive who, although reluctantly, accept the barter that can be completed, however, only by adding the fairy ring. Froh and Donner continue with their painful pantomime. To convince the CEO to this extreme step intervenes Erda, the founder of the company who appears several times during the Ring (and mother of the Norns who spin the destinies), who explains how there are superior interests for the renunciation. The two masons finally return the girl but immediately fight over the ring and Fafner kills Fasolt (complete with a gun). After the delivery, the whole company heads towards the new headquarters but to cheer the happy company, Froh and Donner, turn out to be illusionists with jokes of dubious taste. End of  the Rheingold in which everything is only announced : the concrete elements – the gold, the transformations, the ring, the helmet etc. – are not there. That Wagner’s opera can be desecrated is now an accepted fact and once the transformation has been digested, it can be said that the staging is consistent and of excellent quality. But the doubt about the choice remains…. The singing company is excellent: Wotan (Michael Volle) is a consummate artist and able to excel in Wagnerian roles and the same can be said of Loge (Rolando Villazòn) while – for me – a nice discovery is that of Alberich (Johannes Martin Kränzle) who supports the role with excellent vocal and scenic results. A very special praise to Anna Kissjudit as Erda who despite the brevity of her appearnce shows exceptional vocal qualities. The director Thomas Guggeis does not make to regret too much Baremboin with a more than good direction. Great success of an audience that filled the Staatsoper in every order of seats. And today Die Walküre....
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2 risposte a "Das Rheingold – Berlino Staatsoper 4 Aprile 2023"

  1. Rambomax ha detto:

    Rimango sempre perplesso di fronte a certe regie, che trasportano le opere in epoche del tutto diverse cercando di forzare interpretazioni magari del tutto assenti nella mente dell’autore (in molti casi, fra l’altro, l’autore fornisce indicazioni precise su cosa dovrebbe succedere in scena). Si finisce per esagerare, si vedano i sonori fischi che hanno accolto il regista di una recente messa in scena di Tannhauser.
    Detto questo, concordo con la descrizione dei personaggi de L’oro del Reno così ben delineata in Bertoldoblog: alcuni sono sicuramente dei loschi figuri, ma tutti, con la sola eccezione di Loge e della Madre Terra, sono dei veri imbecilli. Si parte con le Figlie del Reno che spifferano ad Alberich l’unica cosa che non dovevano dire, e cioè il metodo per impadronirsi dell’oro; si continua con Wotan che si è fatto fabbricare la fortezza sapendo di non avere il modo di pagare i due giganti (per fortuna che ha bevuto dalla fonte della conoscenza dando in pegno un occhio; ci si può chiedere cosa combinasse prima di andarsi ad abbeverare…); poi c’è Alberich, che si fa infinocchiare da Loge, che lo convince a trasformarsi in un rospo e lo cattura senza colpo ferire; e si finisce con quella tremenda rompiscatole di Fricka, che nel finale, all’invito di Wotan “moglie, vieni con me nel Walhalla…” non trova di meglio che rispondere “… e che vuol dire questa parola? non l’avevo mai sentita…”: ma come, tontolona, di cosa abbiamo parlato nelle ultime tre ore (oltre che in tutti i mesi precedenti, a cantiere aperto…)?
    Forse è proprio la scenografia pensata in origine che, ovviamente combinata con una musica sopraffina, riesce a far deglutire allo spettatore le stranezze dei personaggi; se invece questi vengono forzatamente trasferiti al giorno d’oggi, le cose rischiano di non tornare.

    PS: Una simile densità di demenza si trova anche in altre opere: basti pensare a cosa combina Azucena ne Il Trovatore; o a Cherubino, che a un bel momento, non sapendo cosa fare, si butta dalla finestra…

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