MATISSE
Onirico, immaginifico….
… rutilante, uno spettacolo non tanto da ascoltare quanto da vedere. L’opera è una delle tante versioni di un’opera incompiuta da parte di un autore che voleva scrollarsi di dosso l’etichetta di compositore di operette e che ha realizzato un’opera che in certe parti indulge agli stilemi dell’operetta stessa (ad esempio con l’uso del parlato o nell’aria di Kleinzach). La storia è nota: si tratta di tre flashes della vita sentimentale di E.T.A Hoffmann e dei suoi ripetuti fallimenti complici le figure negative che si oppongono al successo sentimentale. Nella scenografia della scala viene anche inserita sul palcoscenico la figura (ovviamente silente) del compositore che si vede costantemente affannato a barcamenarsi fra i fogli ammucchiati alla rinfusa dello sparito. Un’opera certamente molto diseguale e lo spettatore non avvertito può avere problemi nel seguire il dipanarsi dei tre episodi anche per la durata (forse eccessiva) dello spettacolo che richiede un cast di grande complessità essendo le tessiture dei tre soprani molto diverse e il tentativo – fatto nel passato – di attribuire alla stessa cantante i tre ruoli, un fallimento. Certamente di valore le animazioni dipanate sullo sfondo che fanno da cornice agli avvenimenti. Nel terzo atto le onde della laguna vengono anche simulate con un leggero velo ondulante steso su tutta la platea con ovvia irritazione delle signore le cui coiffures vengono scomposte. Comincio subito con il dire che non concordo assolutamente
con le critiche negative del direttore Chaslin. L’orchestra ha saputo sottolineare ed accompagnare al meglio i cantanti trovando un perfetto equilibrio fra le varie sezioni ed evitando quelle “accelerazioni” così care al repertorio operettistico. Condurre i contes è opera ardua proprio per l’assenza di una unitarietà di stile (si pensi solo al caso di Olympia-automata e a quello di Antonia) e ai repentini cambia di contesto (dal tabarin del primo atto all’ambiente veneziano dove è eseguita la famosa barcarola). Ma non è certamente questo breve post che intende esaminare a fondo l’opera. Per una disamina molto completa (e forse un poco paludata ) rimando all’esegesi di M.Bortolotto che si trova nel libretto di sala (ottenibile dalla Scala).
Fra le voci svetta di gran lunga quella di Eleonora Buratto come Antonia. Voce duttile, drammatica e profonda in grado di rappresentare fino in fondo il contrasto fra il proprio destino tragico e i sentimenti che la porteranno alla morte. Molto bravo Vittorio Grigolo nella parte di Hoffman mentre tutte le altre voci sono almeno due gradini sotto a partire dalla Olympia di Federica Guida. A parziale discolpa di quest’ultima va ricordato che la parte è assolutamente impervia anche per un dotato soprano lirico. Un risultato, il suo, più apprezzabile sul piano della volontà che su quello della riuscita. Quanto a Giulietta (Francesca di Sauro) riesce poco a esprimere la frivolezza del personaggio (e anche la sua tragicità). Quanto a tutti gli altri cantanti si può affermare che si mantengono su un piano di più che buona professioanalità.
Successo contenuto da parte del pubblico che meriterebbe anche orari più urbani (data la lunghezza della partitura). (Fra due giorni assisterò, alla Staatsoper di Berlino, a Die Walküre – l’inizio è fissato alle 16!!!!! Meditate gente, meditate….. Non sarebbe ora di sprovincializzare un teatro fra i massimi di Europa?)
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati
(Giovanni Neri 77)
Direttore | Frédéric Chaslin |
Regia | Davide Livermore |
Scene | Giò Forma |
Ombre | Controluce Teatro d’Ombre |
Costumi | Gianluca Falaschi |
Luci | Antonio Castro |
CAST |
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Olympia | Federica Guida |
Giulietta | Francesca Di Sauro |
Antonia | Eleonora Buratto |
Stella | Greta Doveri |
Hoffmann | Vittorio Grigolo |
Lindorf/Coppelius/Dottor Miracle/Dapertutto | Luca Pisaroni |
Nicklausse/La Muse | Marina Viotti |
Hermann/Schlemil | Hugo Laporte |
Andrés/Cochenille/Frantz /Pitichinacchio |
François Piolino |
Luther / Crespel | Alfonso Antoniozzi |
Spalanzani | Yann Beuron |
Nathanael | Néstor Galván |
grazie mi hai fatto venir voglia di andare a sentirla
buon Berlino!!!
PS. capisco che le opere lunghe finiscono tardi, ma secondo me chi lavora come potrebbe andare a teatro alle 16??? a me già le 20 sembra troppo presto….
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Ma a Berlino come fanno? A teatro si deve andare in modo da rientrare a un’ora umana (con i mezzi ancora attivi!).
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Ma a Berlino come fanno? A teatro si deve andare per tornare a un’ora decente e con i mezzi pubblici ancora attivi. Questi sono gli orari di Londra, Vienna, Parigi, Monaco etc.
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