Sinfonica

I vespri siciliani – La scala 11 Febbraio 2023


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MATISSE
Opera verdiana   ..
….di durata monstre  (3 ore e 50 inclusi due intervalli di 15 mins) e di valore discutibile. [Apro qui volutamente una parentesi sul concetto di recensione. Cito qui due esempi: https://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/milano-teatro-alla-scala-i-vespri-siciliani  https://www.connessiallopera.it/recensioni/2023/milano-teatro-alla-scala-i-vespri-siciliani/  di eccellente fattura e complessità. Kurvenal ha come sua impostazione scelto di non produrre una complessa esegesi delle opere analizzate – che possono essere facilmente reperite in molti libri e/o siti – ma di limitarsi  alla disamina della specifica rappresentazione. Spesso le esegesi presentate non sono del tutto originali e sono piuttosto lunghe, tali da scoraggiare spesso il lettore a giungere alla sezione – ridotta – in cui la specifica serata viene analizzata. E’ proprio questa invece – a mio parere – la ragione di una recensione: non un saggio di competenza musicologica ma un’impressione (sottolineo impressione) del recensore per l’edizione della serata recensita, che spesso non necessariamente corrisponde alla performance di cantanti e musicisti in tutte le repliche. Va da sé che ci sono caratteri distintivi ricorrenti dei vari interpreti ma la variabilità è elevata. Ho avuto occasione di ascoltare lo stesso interprete nella stessa stagione e con lo stesso programma e di ricevere un’impressione diversa. Anche il recensore è comunque un essere umano, non una macchina giudicante e quindi soggetto a variabilità (anche se cerca di essere il più possibile “oggettivo”). Nessuna pretesa quindi di fornire un giudizio ultimativo ma solo uno spunto anche per suscitare un dibattito.  Diversa – ovviamente – per un’opera è la questione della regia e della scenografia per le quali si può assumere che la variabilità sia ridotta se non nulla. A parte che piccoli aggiustamenti in corso d’opera sono sempre possibili].   

Vespri 3

E veniamo ai Vespri. Una messa in scena sontuosa, come sempre alla Scala anche se la cupezza mortifera dei colori appare eccessiva. Non mancano cannoni e carri armati del primo ‘900. Un costante colore grigio e nero, con i soldati con elmo da repubblichini e Monforte che potrebbe essere un graduato della Wehrmacht. La scenografia non si risparmia nulla. L’opera inizia con una citazione Bergmaniana:  Il settimo sigillo con la morte e il cavaliere che giocano scacchi. La morte e il cavaliere si ripresentano regolarmente in scena e non è facile interpretarne il significato anche quando la morte si scatena in un ballo imprevisto. Molte le altre citazioni: il waterboarding dei prigionieri esercitato in un secchio e il ratto delle sabine fra le altre.  Per accentuare il contesto funereo bare in palcoscenico.  Come quasi sempre nelle opere verdiane c’è un intermezzo che si apre al balletto (e che opera ottocentesca del melodramma italiano è se non c’è il balletto?). E’ certamente singolare che il ritmo sia una tarantella (e come tale interpretato dai ballerini) che nella Sicilia del ‘200 non sembra che fosse il ballo più popolare in Sicilia. E’ solo in questo intermezzo che i colori si ravvivano, salvo  ritornare velocemente al clima funereo. 

Vespri 2

Tanto è cupo il contesto scenografico quanto luminoso è quello musicale.  Con un’orchestra che dà il meglio di sé sotto la bacchetta di Luisi  (giustamente applaudito al suo ingresso) i quattro interpreti maggiori offrono una performance di altissimo livello che riceve il plauso di un teatro non infestato dalla claque.  Sopra tutti la lettone Marina Rebeka, voce perfetta, drammatica che offre una prestazione assolutamente superlativa. Ma perfetta è anche la prestazione di Piero Pretti come Arrigo. Prima dello spettacolo si annuncia la sua non perfetta condizione fisica. Non riesco a immaginare se e come la cosa possa avere influito dal momento che raramente (ripeto raramente) ho ascoltato un tenore così perfetto. Voce aperta, acuti senza una sbavatura, emissione senza incertezze in tutti i registri. Bravissimo. Così come eccezionale è stato Luca Micheletti come Monforte. Bravo ma leggermente sotto il livello degli altri tre interpreti Simon Lim come Giovanni da Procida. Ma – ripeto – un cast eccezionale giustamente applaudito alla fine dello spettacolo.  Un cast che speriamo di rivedere presto in scena. 
Vespri 1
Mi permetto – per una volta – di togliermi un piccolo sassolino da una scarpa. Recentemente qualcuno ha affermato che le recensioni di Kurvenal sono spesso “sopra le righe”. il significato di questa affermazione non è di facile interpretazione ma è fuori di discussione che lo stile rifletta la personalità dell’estensore che scrive come potrebbe esprimersi in una discussione a voce e senza falsi pudori. Può permetterselo perché non deve nulla a nessuno  e quindi è “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”. Il favore di 500 lettori certificati è una piccola cartina di tornasole del suo successo.  Giusto quindi discutere dei contenuti, meno della forma anche perché se è vero che Kurvenal può essere considerato “sopra le righe”  è altrettanto vero che ci sono parecchi personaggi che scrivono “sotto le righe” che spesso non hanno idea del loro seguito. Lascio al lettore interpretare il significato. 
Happy
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(Giovanni Neri 77)
Direttore Fabio Luisi
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
Luci Vinicio Cheli
Coreografia Leda Lojodice

CAST

Guido di Monforte Luca Micheletti 
Il signore di Bethune Andrea Pellegrini
Il conte Vaudemont Adriano Gramigni
Arrigo Piero Pretti
Giovanni da Procida Simon Lim
La duchessa Elena Marina Rebeka  
Ninetta Valentina Pluzhnikova
Danieli Giorgio Misseri
Tebaldo Bryan Avila Martinez
Roberto Christian Federici
Manfredo Andrea Tanzillo
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A sumptuous staging, as always at La Scala, even if the deadly gloom of the colors appears excessive. There is no shortage of cannons and tanks from the early 1900s. A constant gray and black color, with soldiers wearing republican helmets and Monforte who could be a Wehrmacht graduate. The scenography spares nothing. The work begins with a Bergmanian quotation: The seventh seal with death and the knight playing chess. Death and the knight recur regularly on stage and it is not easy to interpret their meaning even when death breaks loose in an unexpected dance. There are many other citations: the waterboarding of prisoners in a bucket and the rape of the Sabine women, among others. To accentuate the funeral context coffins on stage. As almost always in Verdi’s operas there is an interlude that opens with the ballet /(and what 19th-century work of Italian melodrama is it if there is no ballet?). It is certainly peculiar that the rhythm is a tarantella (and as such interpreted by the dancers) which in 13th century Sicily does not seem to have been the most popular dance in Sicily.. It is only in this intermezzo that the colors come alive, except for a quick return to the funereal atmosphere. The scenographic context is as gloomy as the musical one is bright. With an orchestra that gives its best under the baton of Luisi (rightly applauded at his entrance) the four major interpreters offer a performance of the highest level that receives the applause of a theater not plagued with claque. Above all Marina Rebeka perfect dramatic voice that offers an absolutely superlative performance. But Piero Pretti’s performance as Arrigo is also perfect. Before the show, his imperfect physical condition is announced. I can’t imagine if and how this could have influenced his performance since I have seldom (I repeat seldom) heard such a perfect tenor. Open voice, treble without a smudge, emission without uncertainties in all registers. Excellent. Just as exceptional was Luca Micheletti as Monforte. “Bravo” but slightly below the level of the other three interpreters Luca Micheletti as Giovanni da Procida. But – I repeat – an exceptional cast rightly applauded at the end of the show. A cast that we hope to see again on stage soon.
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4 risposte a "I vespri siciliani – La scala 11 Febbraio 2023"

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