Sinfonica

Anton Mecht Spronk, Pietro Fresa – Musica Insieme Ateneo Bologna 1 Febbraio 2023

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Medici senza frontiere

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MATISSE
Due giovani interpreti    ..
.. in un concerto nel quale il violoncello ha fatto la parte del leone.  Diciamo che il pluritolato Spronk non ha impressionato più di tanto. E’ certamente dotato di ottima tecnica, intonazione quasi perfetta ma dal punto di vista interpretativo molto lascia a desiderare. Mi rifaccio inizialmente alla sonata beethoveniana op.102 (la n.1 e non la più visitata n.2) che si pone dal punto di vista musicale fra le due sonate iniziali pianistiche del cosiddetto “terzo periodo” ovvero l’op. 101 e la grandiosa op. 106. Qui lo spirito del compositore di Bonn si è visto solo a tratti e segnatamente i fugati sono mancati del giusto vigore e incisività. E’ questa una caratteristica che permea  tutte le esecuzioni del violoncellista olandese che forse trova la sua cifra migliore nei brani più melodici come il celebre Vocalise di Rachmaninoff. La stessa mancanza di incisività si è avuta nella non bellissima sonata di Prokofieff dando luogo complessivamente a un concerto non entusiasmante. Buona la prestazione del pianista. Un bis. Ovviamente buon successo di pubblico con una claque in alcuni posti ridicolmente scatenata, che nel brano di Rachmaninoff ha addirittura canticchiato la melodia (sic!).  Un piccolo commento all’introduzione dello studente. Estrarre dai testi scritti le frasi ad effetto ha il solo risultato di denunciare una mancanza di senso critico personale (in parte comprensibile in un giovane) e mi sentirei di suggerire ai miei colleghi una maggiore attenzione per evitare che un buon esercizio di presentazione in pubblico si trasformi in una sequenza di frasi roboanti che mai in una presentazione orale dovrebbero/potrebbero trovare posto. E il nome tedesco “Lied” si pronuncia “Lid”  e non L-i-e-d!!!
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” e non inviati ai “commenti” dei posts sono immediatamente cassati
(Giovanni Neri 77)
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Programma
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827) Sonata n. 4 in do maggiore op. 102 n. 1
SERGEJ RACHMANINOV (1873-1943) Due Pezzi op. 2, Lied in fa minore, Vocalise op. 34 n. 14
SERGEJ PROKOF’EV (1891-1953) Sonata in do maggiore op. 119
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Two young performers in a concert in which the cello took the lion’s share.  Let’s say that the already slightly famous Spron did not impress that much. He is certainly endowed with an excellent technique, almost perfect tuning but from the interpretative point of view he leaves much to be desired. I refer initially to the Beethoven sonata op.102 (the n.1 and not the most visited n.2) which  is located musically between the two initial piano sonatas of the so-called “third period” or the op. 101 and the grandiose op. 106. Here the spirit of the Bonn composer has been seen only at times and in particular the fugati have lacked the right vigour and incisiveness. This is a characteristic that permeates all the performances of the Dutch cellist who perhaps finds his best place in the most melodic pieces such as the famous Vocalise by Rachmaninoff. The same lack of incisiveness occurred in Prokofieff’s not so beautiful sonata, giving rise to an uninspiring concert. Good performance of the pianist. One encore. Obviously good success with the public with a claque in some places ridiculously unleashed, which in the Vocalise by Rachmaninoff even hummed the melody (sic!).  A small comment on the student’s introduction. Extracting sentences from written texts has the only result of denouncing a lack of personal critical sense (partly understandable in a young person) and I would suggest to my colleagues greater attention to avoid that a good exercise of presentation in public turns into a sequence of bombastic sentences that should never in an oral presentation should / could find place.
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