Frei aber einsam – Un sito irriverente e libero che recensisce gli eventi musicali. -Di tutti disse mal fuorché di Cristo scusandosi col dir "non lo conosco" – (Epitaffio di Pietro Aretino)
.. pianista, ancora giovane (1985), vincitore dello Chopin del 2005, che ha una volta di più comprovato il suo talento, sia tecnico che musicale, con un programma variato che naturalmente ha compreso una selezione di brani chopiniani e un tributo al compositore polacco Szymanowski. Di Blechaz colpisce la maturità interpretativa che mai indulge a effetti per impressionare il pubblico ma ricerca costantemente il significato intimo dei brani eseguiti. Perfette tutte le esecuzioni chopiniane (e alcune imperfezioni nel difficile finale della polacca fantasia nulla tolgono al valore dell’esecuzione) nelle quali l’impeto romantico è sempre temperato da una perfetta padronanza dello strumento. Durante l’esecuzione più volte mi sono ricordato del migliore Polllini e della sua razionalità esecutiva. Volendo essere molto critici forse il brano meno riuscito (ma sempre a un altissimo livello esecutivo) è stata la Suite bergamasque di Debussy, probabilmente anche perchè meno collaudata dal momento che ha richiesto l’uso della partitura. Il passpied è stato affrontato con troppa dinamica che ha tolto qualcosa all’atmosfera surreale dell’intero brano. Ovviamente pressoché perfetta la sonata di Mozart, quella con la celebre marcia turca (l’interesse per quel paese al tempo di Mozart e poi di Rossini è testimoniato ad esempio dal ratto dal serraglio e dal turco in Italia). Non secondario che la “marcia” (considerata da molti un brano di facile esecuzione per la semplicità del tema) è di fatto un brano che richiede anche capacità tecniche non secondarie (ad esempio l’esecuzione di ottave) e rimarcabile è stato il senso della misura e l’assenza di qualsiasi impostazione virtuosistica. Per terminare un giusto tributo a Karol Szymanowski con le bellissime (e ovviamente molto complesse) variazioni purtroppo non frequentemente eseguite. Un grande concerto e il rammarico di non avere avuto il piacere di ascoltare il pianista polacco a Bologna negli ultimi anni. Grandissimo e meritato successo di pubblico. Un solo bis: il famoso valzer di Chopin in do# minore. Da sottolineare che – cosa ormai desueta – Blechaz si è presentato in frac.
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(Giovanni Neri 77)
Programma
Wolfgang Amadeus Mozart Sonata n. 11 in la maggiore K 331
Claude Debussy Suite bergamasque
Karol Szymanowski Variazioni in si bemolle minore op. 3
Fryderyk Chopin Polonaise-Fantaisie in la bemolle maggiore op. 61, Notturno in fa minore op. 55 n. 1, Quattro Mazurche op. 6, Due Polacche op. 40, Polacca in la bemolle maggiore op. 53
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A great pianist, still young (1985), winner of the Chopin of 2005, who has once again proven his talent, both technical and musical, with a varied program that naturally included a selection of Chopinian pieces and a tribute to the Polish composer Szymanowski. Blechaz’s interpretative maturity is striking, never indulging in effects to impress the audience but constantly seeks the intimate meaning of the pieces performed. Perfect all the Chopinian performances (and some imperfections in the difficult ending of the Polonaise-Fantaisie do not detract from the value of the execution) in which the romantic impetus is always tempered by a perfect mastery of the instrument. During the execution several times I remembered the best Polllini and his executive rationality. Just to be very critical, perhaps the least successful piece (but always at a very high executive level) was Debussy’s Suite bergamasque, probably also because it was less tested since it required the use of the score. The passpied was approached with too much dynamics that took something away from the surreal atmosphere of the whole piece. Obviously Mozart’s sonata, the one with the famous Turkish march (the interest in that country at the time of Mozart and then Rossini is testified for example by the Ratto dal Serraglio and the Il turco in Italia Turkish). Not secondary that the “march” (considered by many a piece of easy execution for the simplicity of the theme) is in fact a piece that also requires non-secondary technical skills (for example the execution of octaves) and remarkable was the sense of measure and the absence of any virtuosic setting. To end a fair tribute to Karol Szymanowski with the beautiful (and obviously very complex) variations unfortunately not frequently performed. A great concert and the regret of not having had the pleasure of listening to the Polish pianist in Bologna in recent years. Great and well-deserved success with the public. Just one encore: Chopin’s famous waltz in C# minor. It should be emphasized that – which is now obsolete – Blechaz presented himself in tails.
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