Sinfonica

Boris Godunov- La scala 7-23 Dicembre 2022


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MATISSE
Il titolo   ..
.. con due date si riferisce al fatto che ho visto una prima volta l’opera in TV la sera della “prima” (quella da 3000 euro a poltrona…) e poi di persona il 23. Come sempre l’impressione è assai diversa ma non il giudizio complessivo per un’opera fondamentale della storia della lirica.  Suntuosa come sempre la scenografia (soprattutto quella dell’incoronazione nel primo atto) all’altezza delle migliori prestazioni del teatro milanese. Più raccolta quella del secondo atto in cui un eccesso di cattivo gusto da “grand guignol” ha presentato costantemente in scena bambini ricoperti di sangue come se fosse necessario ricordare allo spettatore che la salita al trono di Boris – secondo la versione di Puskin – era macchiata dall’infanticidio dello zarevich. In più è difficile capire la ragione della presenza ossessiva del letto di Boris quasi a ricordare in modo paratattico che alcuni avvenimenti (ad esempio l’adunata della duma) si svolgono contemporaneamente alla progressiva follia di Boris che lo condurrà alla morte finale. Singolare comunque il risalto dato al monaco Pimen (cui è consegnato il prologo dell’opera) quasi a contrastare con la miseria del monaco lo sfarzo dello zar. L’opera ha subito molteplici versioni (come spesso succede con opere di questa grandiosità – si pensi solo al Don Carlo di Verdi) e si discosta significativamente dall’originale di Puskin. Anche dal punto di vista musicale l’opera ha avuto parecche trasformazioni per l’orchestrazione di Rimskij-Korsakov salvo poi essere  ripresa con quella originale dai toni più scuri e drammatici. (Interessante la storia musicale di Musorgskij che per molti motivi non è stato sempre apprezzato per l’orchestrazione. Si pensi al caso dei “Quadri di una esposizione” in versione orchestrale che viene oggi quasi esclusivamente eseguita con l’orchestrazione di Ravel).  La storia comunque è quella del delirio del potere in una sorta di Macbeth russo  (e ci si potrebbe stupire che nessun accenno o riferimento alla attuale tragedia ukraina sia stato previsto nella scenografia – avrebbe messo totalmente a tacere le poche contestazioni alla rappresentazione di un capolavoro russo). A mio personale giudizio è un’opera di grande importanza nella storia del melodramma ma che per la sua episodicità risulta talvolta non convincente quasi come una serie di quadri non sempre correttamente correlati. Regia e scenografia luci ed ombre ma sempre un’edizione all’altezza della tradizione scaligera.
Boris Scala 1
 
Prova maiuscula da un punto di vista vocale del basso Ildar Abdrazakov perfettamente inserito nella parte di Boris che ripercorre i fasti della tradizione slava di grandi bassi. Un po’ meno felice dal punto di vista scenico che è risultato carente, visto che la vicenda di Boris ha un potente risvolto drammatico che richiederebbe la capacità di esprimere il tormento del personaggio unitamente alla sua spietatezza e al suo delirio di onnipotenza (sottolineato costantemente dalla carta geografica della Russia). Contrariamente alle molteplici critiche positive ho trovato non sufficientemente drammatica la scena della morte di Boris dove troppi “mezzavoce” hanno tolto il giusto peso alla drammaticità della scena. Ma si tratta di impressione soggettiva che nulla toglie alla valutzione complessiva.
Boris scala 2
Sempre all’altezza della grandiosità della messa in scena anche gli altri personaggi con l’esclusione del Pimen di Ain Anger di emissione e intonazione talvolta incerta. Ottima invece la prestazione di Norbert Ernst come principe Šujskij che ai mezzi vocali all’altezza aggiunge una significativa capacità scenica per sottolineare la doppiezza del personaggio. Nelle parti di Ksenja e Fëdor si fanno apprezzare Anna Desinova e Lilly Jørstad. Ineccepibile la nutrice di Agnieszka Rehlisl. In un’opera che offre poche possibilità alle voci femminili ottime le prestazioni di Anna Desinova e Lilly Jørstad nelle parti di Ksenja e Fëdor come all’altezza della situazione la nutrice di Agnieszka Rehlis.
Boris scala 3
 
Nella norma le altre voci. Dmitry Golovnin come falso Dimitrij e bene anche l’innocente di Yaroslav Abaimov. Ma l’intero cast è stato all’altezza delo spettacolo che ha ricevuto un applauso incondizionato dal pubblico.
   
Regia Kasper Holten
Scene Es Devlin
Costumi Ida Marie Ellekilde
Luci Jonas Bøgh
Video  Luke Halls

CAST

Boris Godunov Ildar Abdrazakov
Fëdor Lilly Jørstad
Ksenija Anna Denisova
La nutrice di Ksenija Agnieszka Rehlis
Vasilij Šujskij Norbert Ernst
Ščelkalov Alexey Markov
Pimen Ain Anger
Grigorij Otrepev Dmitry Golovnin
Varlaam Stanislav Trofimov
Misail Alexander Kravets
L’ostessa della locanda Maria Barakova
Lo Jurodivyi Yaroslav Abaimov
Pristav, capo delle guardie Oleg Budaratskiy
Mitjucha, uomo del popolo Roman Astakhov
Un boiardo di corte Vassily Solodkyy

 

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The post’s title with two dates refers to the fact that I watched the opera for the first time on TV on the evening of the “premiere” (the one of 3000 euros per stall …) and then in person on the 23rd of December. As always, the impression is very different but not the overall judgment for a fundamental work in the history of opera.  Sumptuous as always the scenography (especially that of the coronation in the first act) at the level of the best performances of the theater. More restrained that of the second act in which an excess of bad taste style”grand guignol” constantly presented on stage children covered in blood as if it were necessary to remind the spectator that the ascent to the throne of Boris – according to Pushkin’s version – was stained by the infanticide of the tsarevich. In addition, it is difficult to understand the reason for the obsessive presence of Boris’ bed, as to remember in a paratactic way that some events (for example the gathering of the duma) take place at the same time as the progressive madness of Boris that will lead him to the final death. Singular, however, the emphasis given to the monk Pimen (to whom the prologue of the opera is given) as if to contrast with the misery of the monk the pomp of the tsar. The opera has undergone multiple versions (as often happens with operas of this grandeur – just think of Verdi’s Don Carlo) and differs significantly from Pushkin’s original. Also from the musical point of view the work has undergone several transformations for the orchestration of Rimsky-Korsakov only to be resumed with the original one with darker and more dramatic tones. (Mussorgsky’s musical history is interesting, and for many reasons he was not always appreciated for his orchestration. Think of the case of the “Pictures of an exhibition” in orchestral version that is today almost exclusively performed with the orchestration of Ravel).  The story, however, is that of the delirium of power in a sort of Russian Macbeth (and one might be surprised that no mention or reference to the current Ukrainian tragedy has been provided by the scenography – it would have totally silenced the few objections to the representation of a Russian masterpiece). In my personal opinion it is a work of great importance in the history of melodrama but that for its episodic nature is sometimes not convincing almost like a series of paintings not always correctly related. Direction and scenography lights and shadows but always an edition up to the tradition of La Scala. Capital prformance from a vocal point of view of the bass Ildar Abdrazakov perfectly inserted in the part of Boris that follows the glories of the Slavic tradition of great basses. A little less positive from the scenic point of view that it was partially insufficient, given that the story of Boris has a powerful dramatic implication that would require the ability to express the torment of the character together with his ruthlessness and his delirium of omnipotence (constantly emphasized by the map of Russia). Contrary to the many positive criticisms I found the scene of Boris’ death not sufficiently dramatic where too many “half-voices” have removed the right weight from the drama of the scene. But this is a subjective impression that does not detract from the overall evaluation. Always up to the grandeur of the staging also the other characters with the exclusion of the Pimen of Ain Anger of emission and intonation sometimes uncertain. On the other hand, Norbert Ernst’s performance as Prince Šujskij is excellent, adding a significant scenic ability to underline the duplicity of the character. In the parts of Ksenja and Fëdor Anna Desinova and Lilly Jørstad are appreciated. The nurse of Agnieszka Rehlisl is impeccable. In a work that offers few possibilities to female voices, the performances of Anna Desinova and Lilly Jørstad in the parts of Ksenja and Fëdor as the nurse of Agnieszka Rehlis are up to the standard. In the norm the other voiceas. Dmitry Golovnin as a false Dimitrij and Yaroslav Abaimov’s innocente also well. But the entire cast lived up to the show which received unconditional applause from the audience.
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2 risposte a "Boris Godunov- La scala 7-23 Dicembre 2022"

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