MATISSE
Il “Ballo in maschera” ..
… .dal punto di vista del libretto è un insopportabile polpettone dove ci sono tutti gli elementi del cattivo gusto: la maga, la protagonista fedele ma innamorata di un altro, il protagonista dotato di grande magnanimità che perdona chi lo uccide e che in ossequio al tipico melodramma ottecentesco prima sembra morto poi ricomincia a cantare vispo come rinato. Un disastro assoluto soprattutto se si pensa che è contemporaneo di altre opere sia prima che dopo (da Mozart a Weber a Donizetti a Wagner etc.). Bisognerebbe solo ascoltare l’opera e non assistere allo spettacolo
che nel caso in questione ha una scenografia tutta a fosche tinte (con una specie di teatrino (?) delle marionette con cui giocherella all’inizio e alla fine Riccardo). Ma non sono certo della attribuzione perchè dalla seconda metà del teatro non era chiaro di cosa si trattasse. Si aggira poi fra il palazzo e le rovine del secondo atto silenziosa la morte rigorosamente vestita di nero (ma senza la falce di prammatica). Forse la parte più riuscita scenograficamente (anche per lo sfavillio dei costumi) è il terzo atto con il coro vestito di rosso sgargiante contrapposto ai costumi lugubri dei protagonisti, se si eccettua il biancore lucente della ricchissima mise di Amelia (purezza anche nel vestiario!). Una regia e una scenografia ovviamente ricche (come sempre alla Scala) ma prive di mordente. Discorso del tutti diverso per l’aspetto musicale dell’opera nella quale rifulgono arie famosissime e una tessitura sempre di alta qualità.
Concorre un cast stellare. Sopra tutti una spettacolosa Amelia del soprano Sondra Radvanovsky. Perfetta intonazione, emissione bellissima in tutti i registri e – cosa ormai raramente ascoltata – la capacità di crescendo a partire da un pianissimo quasi inudibile fino a un fortissimo senza mai una increspatura o una interruzione del profilo acustico. Una prova di assoluta eccellenza quale è ormai rara. Molto bravo certamente il Renato di Luca Salsi (una certezza da molti anni) mentre è mancato in generale Francesco Meli a partire dall’iniziale “La rivedrò nell’estasi” terminato in un silenzio glaciale del teatro.
Buona la prova (pur nella limitatezza del personaggio) di Yulia Matochkina come Ulrica mentre non sempre all’altezza l’Oscar di Federica Guida, la cui voce manca di quella limpidezza e agilità che il personaggio richiederebbe. Ottima prova dell’orchestra del teatro (anche nei “soli”) e del direttore Luisotti che ha saputo condurre l’orchestra in una partitura non sempre lineare e discontinua. Buon successo del pubblico che ha anche saputo dosare gli applausi ai vari cantanti in ragione della loro prestazione.
Direttore | Nicola Luisotti |
Regia, scene e costumi | Marco Arturo Marelli |
Luci | Marco Filibeck |
Maestro del Coro | Alberto Malazzi |
CAST |
|
---|---|
Riccardo | Francesco Meli |
Renato |
Luca Salsi |
Amelia | Sondra Radvanovsky |
Ulrica |
Yulia Matochkina |
Oscar | Federica Guida |
Silvano | Liviu Holender |
Samuel | Sorin Coliban |
Tom | Jongmin Park |
Un giudice | Costantino Finucci |
Un servo d’Amelia | Paride Cataldo |
Pingback: Lucrezia Borgia – Bologna teatro comunale 7 Maggio 2022 | Kurvenal: le recensioni musicali