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Introdotto da …Introduced ….. un programma di sala che certamente è incomprensibile per i non addetti ai lavori (e forse anche per gli addetti..), che sembra essere stato fortemente “ispirato” (per così dire) da una letteratura specialistica, redatto in un italiano linguisticamente da sesto grado (molte ripetizioni dell’aggettivo “motivico” che fa il paio con l’altro “materico” tanto caro ai critici d’arte – normale e di uso quotidiano, vero?) la direzione della quinta sinfonia di Mahler ha avuto un meritato successo, nonostante questo innecessario scempio letterario. Chissà perché si ritiene che la nobiltà di un testo sia tanto maggiore quanto maggiore è il numero di termini innecessariamente astrusi. Si potrebbe ipotizzare un modo per mascherare la povertà di argomenti. Mah..La composizione del compositore austriaco è una rutilante tavolozza di temi e sonorità, non sempre coerenti e spesso fra loro (volontariamente ?) slegati. Di una lunghezza significativa richiede al direttore e all’orchestra un impegno tutt’altro che secondario e presenta molti dei temi cari a Mahler, compreso un breve riferimento a un Lied facente parte della serie “Des Knaben Wunderhorn” . Il direttore ha oggettivamente saputo condurre l’orchestra a una esecuzione di buona qualità nella quale – per una volta – gli ottoni (così importanti in questo caso) non hanno sfigurato. Il primo tempo (trauermarch) è stato quello di migliore riuscita nella contrapposizione fra stilemi tipici della marcia funebre e spunti Improvvisativi. Un po’ meno brillante l’esecuzione del famosissimo “adagietto” per soli archi cui è mancato un alito vitale. Mediamente di buona qualtà gli altri tempi. Successo significativo da parte di una folto pubblico per un direttore che merita di essere riascoltato.
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…… by a concert program that is certainly incomprehensible to non-experts (and perhaps even to the experts..), which seems to have been strongly “inspired” (so to speak) by a specialized literature, written in a linguistics 6th Italian degree (many repetitions of the adjective “motivico” that makes the pair with the other “materico” so dear to art critics – normal and everyday word, right?) the direction of Mahler’s fifth symphony was a well-deserved success, despite thie literary disaster. Who knows why it is believed that the nobility of a text is all the greater the greater the number of unnecessarily abstruse terms. One could hypothesize a way to mask the poverty of arguments. Mah.. The Austrian composer’s composition is a palette of themes and sounds, not always consistent and often unrelated to each other (voluntarily ?). Of a significant length, requires to the conductor and the orchestra a commitment that is far from secondary and presents many of Mahler’s beloved themes, including a brief reference to a Lied which belongs to “Des Knaben Wunderhorn“. The conductor was objectively able to lead the orchestra to a good quality performance in which – for once – the brass (so important in this case) did not disfigure. The first half (trauermarch) was the best performance with its contrasts between the typical styles of the funeral march and impromptus. A little less brilliant is the performance of the famous “adagietto” for strings only,that lacked a vital push. On average, the other symphonie’s parts were good enough. Significant success by a large audience for a conductor who deserves to be heard again.
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Programma
GUSTAV MAHLER Sinfonia n. 5 in Do diesis minore
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Amo la sinfonia n.5 di Mahler per vari motivi. Ho ascoltato Dan Ettinger con la Orchestra del Comunale. A mio parere il 1* tempo, iniziato in sordina, con varie “impurita’ ” e’ finito peggio. Grande confusione e perdite di intonazione, Nella generale mediocre interpretazione, senz’altro il peggiore.
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Spesso le sinfonie di Mahler mi rapiscono. E la quinta, anche se a non è quella che amo di più, mi fa questo effetto. Purtroppo però la musica di Mahler o è suonata bene e con garbo, o è rumore frastornante.
Una volta, credo una ventina di anni orsono, al Comunale di Bologna ho sentito una quinta diretta da Gatti. E subito, un inizio del primo movimento molto piacevole, condotto con arte, mi ha fatto questo effetto. Poi una stecca degli ottoni mi ha scosso. Dopo poco però di nuovo il rapimento mi ha riassorbito. Piacevolissimo. Poi un’altra stecca, o non so cosa nell’esecuzione, poi un’altra ancora e quindi l’assordante rumore. Se non fossi stato in platea fra persone sedute sia a destra che a sinistra probabilmente sarei andato via prima della fine. Da allora ho cancellato Gatti anche se ero a conoscenza del suo successo internazionale, l’ho sempre evitato. Ma forse mi sbagliavo. Ultimamente ho visto su youtube un’Elettra diretta da lui a Salisburgo nel 2010. Magnifica, direzione ed interpretazione superbe. E ho dovuto ricredermi su Daniele Gatti.
Ma con la quinta di Mahler con l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna andò come ho detto. E anche questa volta così o forse peggio, almeno per me. E’ vero che gli ottoni questa volta sono andati meglio. Ma il tutto appariva slegato, non coordinato e con molte indecisioni ed imperfezioni. Ed il primo movimento mi è parso avere la peggior esecuzione. Verso la fine, gli ultimi due movimenti mi so no parsi fatti meglio, od io mi sono un po’ abituato. Questa volta senz’altro il peggio per me è stata la direzione: esibizionista, sgangherata e un po’ baraccona.
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Che bello: “De gustibus disputandum non est”. Ovviamente avere opinioni diverse è anche il sale di Kurvenal!
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