Operistica

ll barbiere di Siviglia – Teatro Comunale Bologna 17 Marzo 2019


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Finalmente, .. Finally
   ..finalmente un’opera che non avevamo mai avuto l’occasione di vedere al comunale (si veda la recensione dell’edizione 2016) … Insieme a Trovatore, Rigoletto e Traviata (e vai di ripetizione!) si avvia a completamento questa stagione di acritica “restaurazione” che secondo il management avrebbe dovuto segnare la riscossa economica del teatro, solleticando il palato degli spettatori meno sofisticati. Peccato che questa non sia l’opinione degli enti di controllo statale del teatro che l’hanno punito con un significativo taglio del FUS. Sarebbe poi interessante conoscere quale “alta cagion” hanno portato a sovrapporre due titoli in una stagione non certo affollata. Niente di particolare: in molti teatri, quelli di livello internazionale che addirittura propongono un titolo diverso ogni sera, si ha questo accavallamento di opere. Fa solo specie che questa avvenga in un teatro di orizzonti più ristretti. Mah.. Quanto al Barbiere attuale l’impostazione è del tutto tradizionale. Nulla di grave, anzi. Dopo tante regie “creative” che letteralmente massacrano il pubblico con interpretazioni cervellotiche e più semplicemente scadenti e noiose siamo in un terreno più tranquillizzante, con un’impostazione che semplicemente si adegua al libretto fornendo una cornice da opera buffa nel senso più stretto dlla parola. E qualche idea non è trascurabile. quale quella dello schioppo che attraversa tutto lo svolgimento dell’azione, a partire dallo sparo iniziale durante l’ouverture. Non manca anche qualche riferimento un po’ più sofisticato quale quella della grande sfera che nel suo rotolamento costringe alla ritirata e quindi alla ricomposizione il caotico finale del primo atto. Una sfera che ricorda certamente quella di Fellini della “Prova d’orchestra” (un titolo non dei più felici del grande scomparso). Uno spettacolo quindi gradevole anche se gli aspetti “buffi” sono un po’ eccessivi (da favola per bambini) e alcuni personaggi come Don Bartolo non sono all’altezza scenica del compianto Dara. Comunque tutto l’impianto “tiene” anche dal punto di vista musicale.
Senza alcuna voce che si elevi sopra tutte danno buona prova il soprano e il baritono. la Rosina di Cecilia Molinari è una voce di buone capacità, ottima intonazione e dotata di notevole agilità, soprattutto nelle “variazioni” tipicamente belcantistiche il cui gusto è discutibile (andrebbe ricordata la polemica della grande Teresa Berganza in materia).  Forse le manca proprio nel timbro della voce leggermente scuro un elemento importante. Di buon livello anche il Figaro di Roberto de Candia che svolge in modo preciso e adeguato il suo ruolo e lo stesso dicasi musicalmente del Don Bartolo di Marco Filippo Romano. Un discorso diverso vale invece per il Conte di Almaviva di Antonino Siragusa. Mentre il tenore ha notevoli capacità vocali tecnìche (come nel finale dell’opera) la sua voce è invece non all’altezza risultando costantemente metallica, un elemento che inficia tutta la prova. Purtroppo la voce è un fatto di natura e non c’è tecnica che possa modificarla (Pavarotti – come esempio “a contraris” – docet). La direzione di Federico Santi riflette in toto l’impostazione generale dell’opera portando l’orchestra a sottolineare le caratteristiche tipiche degli stilemi rossiniani anche se in molti casi (segnatamente nell’ouverture) manca quella verve che è la cifra musicale del compositore pesarese. Buon successo e insopportabile clacque, un fenomeno tipico del provincialismo musicale italiano.
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   ..finally an opera that we had never had the opportunity to watch at comunale theatre… Together with Trovatore, Rigoletto and Traviata (repetitions!) it completes this season of uncritical “restoration” that according to the management would have to mark the economic recovery of the theatre, tickling the palate of the lesss sophisticated spectators. This is not the opinion of the state control bodies of the theater that have punished it with a significant cut of the FUS. It would be interesting to know which “alta cagion” have led to overlapping two titles in a not crowded season. Nothing special: in many theaters, those of international level which even propose a different title every night, this overlapping works. It is however peculiar that this happens in a theater of much narrower horizons. Mah.. As for the current Barbiere the setting is quite traditional. Nothing negative, indeed. After many “creative” directions that literally massacre the public with brainy and more simply shoal and boring interpretations, we are in a more reassuring ground, with a setting that simply adapts to the libretto providing a frame of opera buffa in the strictest sense of the word. And some ideas are not negligible, such as the one of the gun that crosses the entire course of action, starting from the initial firing during the overture. There is also some  little more sophisticated references as that of the great sphere that in its rolling forces to retreat and then to recompose the chaotic final of the first act. A sphere that is certainly reminiscent of Fellini’s “Orchestra reharsal” (a title not of the best of the great disappeared film director). A spectacle therefore pleasant even if the aspects “funny” are a little excessive (fairytale for children) and some characters like Don Bartolo are not at the stage height of the late Dara. However the whole plant “holds” also from the musical point of view. Without any voice above all soprano and the baritone provide good performances. Cecilia Molinari’s Rosina is a voice of good ability, excellent intonation and endowed with remarkable agility, especially in the “variations” typically belcantistic whose taste is questionable (it should be remembered the controversy of the great Teresa Berganza on the subject).  Actually the tone of her slightly dark voice is a negative element. A good performance of the Figaro of Roberto de Candia, who accurately and appropriately plays his role and the same (musically only) holds for the Don Bartolo by Marco Filippo Romano. A different evaluation applies instead to the Conte di Almaviva of Antonino Siragusa. While the tenor has considerable technical vocal capacities (as in the final of the opera), his voice is not up to the job, constantly proving to be metallic, an element that affects entirely his performance. Unfortunately the voice is a fact of nature and there is no technique that can change it (Pavarotti – as an example “a contraris”docet). The direction of Federico Santi reflects completely the general approach of the opera, bringing the orchestra to underline the typical characteristics of the Rossinian style, although in many cases (particularly in the ouverture) there is a lack of the verve that is the musical characteristic of the composer from Pesaro. Good success and unbearable clacque, a typical phenomenon of Italian musical provincialism.
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Cast

CONTE D’ALMAVIVA Antonino Siragusa

BASILIO Andrea Concetti

FIORELLO Nicolò Ceriani

UN UFFICIALESandro Pucci

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Una risposta a "ll barbiere di Siviglia – Teatro Comunale Bologna 17 Marzo 2019"

  1. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    Una messa in scena finalmente piacevole, dunque…
    La ringrazio per aver ricordato la grande Berganza, con tutto quello che ne consegue…
    Purtroppo si è cimentata poco nel Lied “classico”, preferendo quelli nella sua lingua. Un vero peccato: i suoi Frauenliebe und Leben sono – a mio modesto parere – i migliori per voce femminile in circolazione.
    Chi lo desiderasse su Youtube potrebbe trovare due perle: “An Sylvia” e “Die Post”. Magistrali, soprattutto il primo, ed anche Lavilla “canta” da par suo.
    Cosa abbiamo perso…

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