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Pubblico – Bologna 24 Marzo 2018

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So che questo post scatenerà un’ondata di indignazione
ma c’è qualcosa che da tanto tempo “dentro mi rugge”. Come è mai possibile che la maggioranza del pubblico bolognese sia oggi così musicalmente ignorante  (i tempi delle applauditissime prime di Wagner al Comunale sono ormai un lontanissimo, sbiadito ricordo)? Mi spiego: all’estero (e segnatamente in Germania che meglio conosco) un’esecuzione, una rappresentazione scadente (o ignobilmente vergognosa come quella di Mustonen a Bologna) scatena una salva di fischi e buh quando non esclamazioni a sipario aperto (non dimentico un Tristano alla Deutsche Oper in cui uno spettatore alla fine del prim’atto, nel breve silenzio che segue la chiusura del sipario urlò a tutta voce  “Was ist dieser Scheiß?”) . No, qui si applaude sempre a prescindere (spesso ridicolmente con le mani alzate – forse in segno di resa…), perché l’applauso sembra da un lato l’attestazione di essere esperti e avere compreso e valutato quanto eseguito e dall’altro semplicemente perché non si ha la minima conoscenza della partitura e non si percepisce la differenza fra una esecuzione di qualità e una cattiva. Si applaude la musica tout court  talché sarebbe sufficiente che gli artisti si esibissero in play-back con un CD di buona qualità,  risparmiando sul cachet (o addirittura proiettando un bel filmato…).(Naturalmente qui prescindo dalle valutazioni competenti nelle quali si discetta di scelte tutte lecite, tutte nell’alveo dello stile richiesto). Non posso non ricordare che sempre nello scellerato concerto di Mustonen due signore nella fila precedente la mia applaudivano vigorosamente non senza essersi dette “certo che suona proprio molto bene“. Sic! Se a questo pubblico venisse proposta – dietro un tendone – un’esecuzione dello stesso brano da parte di un grande pianista e di un modesto allievo di conservatorio non sarebbe improbabile che la maggioranza preferisse l’allievo, magari perché eccede in quei languori che tanto fanno sospirare una considerevole parte del pubblico (ah, Chopin… che odiava i languori e gli eccessi!).  Ecco perché spesso le organizzazioni concertistiche non selezionano criticamente ma per sicurezza si affidano a nomi noti in modo che l’applauso incompetente sia rivolto comunque a chi se lo merita (e comunque non sempre..). E un marchio dell’ignoranza della maggioranza del pubblico è simboleggiato dalla totale assenza di concerti liederistici a Bologna (non a Milano, alla Scala, dove i cantanti protagonisti delle opere tengono – a differenza di Bologna!!!! mai al Comunale… -praticamente sempre un concerto liederistico, molto frequentato e applaudito), un genere che all’estero vede poi esecuzioni praticamente ogni settimana (anche più di una volta) e qui a Bologna semplicemente niente (Musica Insieme e le altre organizzazioni musicali fino a qualche anno fa osavano almeno un concerto ma ora semplicemente il deserto – per carità mai rischiare!). Per molti aspetti si tratta di un atteggiamento musicalmente populista, ovvero parlare alla pancia musicale del pubblico, lo stesso atteggiamento che oggi premia partiti politici che fanno promesse irrealizzabili tanto gli elettori dimenticano in fretta e quello che conta è che al momento del voto le credano possibili e che il paese del bengodi sia ovviamente a portata di mano. Tanto domani è un altro giorno…. E ora il via agli insulti: ho già aperto l’ombrello!
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3 risposte a "Pubblico – Bologna 24 Marzo 2018"

  1. Maddalena Fiorio ha detto:

    La sua, caro professore, è secondo me una triste domanda retorica perché è vero che noi bolognesi (io poi sono torinese!) siamo piuttosto impreparati musicalmente ma quando leggo le sue belle recensioni, così colte e precise, mi chiedo quanta gente è veramente in grado di capire e apprezzare un artista e un concerto come fa lei .La competenza musicale ,purtroppo , è molto scarsa e non solo a Bologna mi creda(le ragioni sono molte) e d’altra parte se i teatri dovessero riempirsi solo di persone con conoscenza della partitura e capaci di distinguere il livello degli artisti non so quanto pubblico avrebbero. Anch’io comunque non amo certe manifestazioni esagerate e non posso sopportare i tanti che applaudono con le mani alzate!La saluto cordialmente.Maddalena Fiorio

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    • Gentile Signora, ovviamente non si presuppone una competenza da parte di tutti e poi è sempre vero che “non è bello quello che è bello ma…”. Ma la realtà è che oggi a Bologna (e conosco bene Torino molto, molto più competente) è impossibile esprimere un dissenso perchè “non sta bene”. Davanti alla vergogna del “Ratto dal serraglio” bolognese ho azzardato un “buh” e tutti i benpensanti mi hanno guardato con un occhio di rimprovero perchè “non era elegante”… Chiunque può fare terra bruciata qui, anche coloro che in altre piazze non osano neppure mettere piede. V. il caso Mustonen. Il massimo della protesta che posso esprimere sono i miei elzevirini…e non è molto. Cordialmente

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  2. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    Magari fosse populista ( anzi, popolare…).
    Il problema è che si va a teatro come al Museo, anzi, come alle mostre, ormai onnipresenti, col titolo di “Mirò ed amici” oppure “Guido Reni ed il suo tempo” ( per non parlare dell’ onnipresente Caravaggio del quale ormai non se ne può più: ma fa molta “scena”), nelle quali uno o due quadri assai noti e magari esposti fino al giorno prima nella Pinacoteca della città senza che alcuno se ne curi, vengono usati da esca per catturare, mediante congruo battage pubblicitario, un pubblico adorante anche delle “croste” che lo circondano, convenientemente affabulate e che raddoppiano di valore ogni volta che vengono esposte, per la felicità degli amici e dei sodali dei curatori. Impossibile criticare: si verrà visti come incolti peones.
    Tutti questi “capolavori”, ( anche Raffaello ed i suoi hanno partorito delle croste), ovviamente, illuminati da faretti “strategici” che creano luci ed ombre dove non esistono rendendo scenografico e teatrale persino un Cimabue.
    I faretti fanno il paio con le “pedalate” di tanti irruenti pianisti: il pubblico vuole emozionarsi; quanto alla correttezza della esecuzione (pittorica o musicale), l’ importante è che l’ affabulazione “critica” su giornali e programmi, sia convenientemente accattivante.
    Insomma, nessuno oserà eccepire nei confronti di esecutori tanto “titolati”. Siano pittori, musicisti, scrittori… Che il Re possa essere nudo osano dirlo solo i bambini… E vengono subito zittiti…

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