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Registi e critici – 15 Gennaio 2018

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Provate a ricordarvi il Ratto dal Serraglio del Comunale di Bologna (ISIS…) oppure quello della Deutsche Oper (da me recensito nel 2016),  pensate alla Carmen di Firenze (ribellione al femminicidio) e considerate il Don Giovanni della Staatsoper da me recensito ieri. Sono solo alcuni (pochissimi..) esempi di come oggi i registi (la maggioranza, non tutti) ritengano i libretti delle opere solo una sorta di fonte di ispirazione da cui trarre vicende che poco o nulla hanno a che fare con il libretto stesso.  Pensate ora se la stessa cosa fosse fatta con la musica delle opere strapazzate: che razza di pasticcio verrebbe fuori?  E quindi perché oggi ci si fa vanto di violentare i libretti con la complicità di critici conniventi che per essere à la page accettano le cose più invereconde come opere d’arte? Ecco questo è un argomento di dibattito che meriterebbe un approfondimento. Personalmente non ho dubbi: i libretti (come i testi teatrali) possono certamente essere oggetto di rivisitazioni ma purché rimanga intatta la volontà del librettista (dello scrittore), purché il significato del testo non sia stravolto, purché lo sviluppo dell’azione risponda alla volontà dell’autore e soprattutto purché lo spettacolo sia bello. Cosa direbbe oggi Prosper Meriméè di una Carmen che si ribella e uccide Don José? Non avrebbe tutti i diritti di rivendicare lo spirito della sua novella, che – sia detto per inciso – non ha di certo bisogno di stravolgimenti che ne peggiorino la qualità? Ma torno alla domanda iniziale: se si può stravolgere il testo perché non si può stravolgere la musica?  La mia risposta è ovvia: non si può fare con la musica così come non si può fare con il testo. E come per la musica accettiamo che ogni direttore esprima nel contesto della partitura la sua idea musicale così è assolutamente ovvio che un regista possa nel rispetto del testo sottolineare alcuni aspetti, cambiare l’ambientazione, modificare i costumi ma mai, ripeto mai, dovrebbe permettersi di alterare il significato dell’opera o rendere il testo incongruente con la scenografia. In molti contesti, oggi, si osanna il rispetto filologico dell’originale, scavando sotto ogni latitudine per ricostruire l’urtext mentre per i libretti (e i testi teatrali – si pensi solo agli scempi della buonanima di Carmelo Bene e alle sue “provocazioni”, successo a buon mercato) no, si può fare di tutto. Mantenendo il testo originale (per forza, altrimenti addio musica e cantanti)  si parla nel Don Giovanni della Staatsoper di porte, di finestre, di suonatori, di monumenti (marmorea testa) etc. dei quali non c’è traccia nella scena presentata che si svolge tutta in un bosco. E vivaddio, quale sarebbe il “plus” di questa bravata boschiva noiosa, forzata e priva di senso? OK, sono un vecchio conservatore ma il rispetto del bello è necessariamente un atteggiamento da vecchi barbogi?
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8 risposte a "Registi e critici – 15 Gennaio 2018"

  1. Nicola Pirrone ha detto:

    In realtà anche la musica, sempre al Teatro Comunale di Bologna, venne strapazzata ben bene nel gennaio del 2008 quando David Alagna realizzò un provocatorio riadattamento dell’Orphée et Eurydice di Gluck su misura per il fratello Roberto. David Alagna, che si fregia di essere anche musicista, reinventò l’opera di sana pianta aggiungendo un prologo con tanto di matrimonio tra Orfeo e Euridice e la morte di lei dopo un incidente d’auto, tagliò e spostò alcuni pezzi pezzi, compreso il finale, con Euridice che non ritorna in vita, ma muore per sempre. Senza dimenticare Amore trasformato in baritono. La parte visiva, molto discutibile, era almeno di grande fattura.

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  2. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    A me, oltre che ridicolo pare preoccupante… Se siamo arrivati a questo ed il tutto viene accettato, siamo proprio ridotti alla frutta. E non solo dal punto di vista culturale. Ormai passiamo sopra a tutto , ci mancano solo il ripristino dell’ Indice…
    (Per quanto… basta non editare i libri “scomodi”. Già ora bisogna rivolgersi sempre più di frequente alla stampa estera…)

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  3. Stefano Piana ha detto:

    Trovo che non sia del tutto corretto paragonare il Ratto bolognese alla Carmen di Firenze. Ho visto quest’ultima domenica scorsa: il regista è partito da un’idea che poteva anche essere interessante, ossia trasportare la vicenda in un campo Rom dei giorni nostri (Carmen è pur sempre una zingara). Non è però riuscito a portare avanti la cosa in maniera convincente, per cui per gran parte dell’opera ha finito per ripiegare su una regia piuttosto tradizionale. In sostanza si è vista più o meno la solita Carmen con un campo nomadi sullo sfondo al posto dell’originaria Siviglia di inizio Ottocento. Alla fine di una produzione tutto sommato abbastanza “normale” arriva improvvisamente il tanto discusso finale, che non mi è sembrato solo completamente ingiustificato, ma addirittura ridicolo (il che a teatro è anche peggio): Don José colpito a morte da un colpo di pistola sparato da Carmen canta “Arrestatemi! Sono io che l’ho uccisa!” e due poliziotti intervengono, arrestano la vittima morente e lasciano a piede libero la colpevole con l’arma fumante in mano. Non ho trovato nessuna evidenza di intenti di denuncia o di volontà di interpretazioni rivoluzionarie: si trattava semplicemente di un finale il cui alto tasso di tragicità è stato trasformato improvvisamente in una gustosissima scenetta comica. Tutto qui. Nonostante questo si è però trattato di uno spettacolo tutto sommato attendibile, che dal punto di vista musicale si avvaleva della solida professionalità degli interpreti (nulla di assolutamente eccezionale, ma il tutto funzionava bene). Ben diverso il discorso del Ratto bolognese, completamente inqualificabile sia nella parte visiva, sia in quella musicale (a parte forse il direttore), uno degli spettacoli più brutti che ricordo, e che non aveva nulla di paragonabile all’onesta professionalità della Carmen fiorentina (a parte naturalmente il finale sciocco).

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  4. Maria Cristina Marcucci ha detto:

    E se nella “Giuditta ed Oloferne” di Caravaggio si sostituisse Oloferne con Giuditta? Se la l’ orecchino di perla della ragazza fosse trasformato in un bel solitario luccicante? Perchè un testo può essere manipolato ed un quadro no? Perchè è replicabile? Ma che ne direbbe l’ Autore, non ne sarebbe allo stesso modo scontento?
    Abbiamo avuto – ed abbiamo – purtroppo a teatro vari Shakespeare “rivisitati” dai registi più “creativi” : purtroppo il Bardo non è più in grado di prendere la spada per difendere il proprio lavoro.
    L’ operazione Carmen è doppiamente fastidiosa: è stata arruolata nella campagna elettorale a rappresentare uno stato ormai etico come nel peggiore dei regimi: dovunque vada il pubblico deve essere “educato”.
    Come “educazione” un omicidio non mi pare tanto meglio di un femminicidio, e ci chiediamo anche se Carmen sarà perseguita per eccesso di legittima difesa…
    Siamo a questo punto.
    La trovata comunque è stata ottima per far parlare e creare una pubblicità che penso vada ben oltre i meriti della rappresentazione ( non so, non l’ ho vista, ma nei confronti di nessuna Carmen si è parlato tanto…).
    Ormai è questo che conta. C’è chi grida “Capra, capra!” per sponsorizzare le proprie mostre e chi fa queste cose. Mentre migliaia di persone sono in coda per “ammirare” Modigliani falsi.
    La “cultura” del XXI secolo, sempre eterodiretta. Come nei peggiori dei regimi. Ormai da soli non siamo più capaci di interessarci ad alcunchè, tutti a correre dietro al primo luetto che ci agitano davati. Ben sponsorizzato, ovviamente.

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  5. Veramente non capisco il tuo commento, Scrivo testualmente “Cosa direbbe oggi Prosper Meriméè di una Carmen che si ribella e uccide Don José? Non avrebbe tutti i diritti di rivendicare lo spirito della sua novella, che – sia detto per inciso – non ha di certo bisogno di stravolgimenti che ne peggiorino la qualità?” Ma hai preso la frase come se “peggiorare la qualità” volesse dire peggiorare la qualità già scarsa? Ma dove c’è scritto? Tutt’altro! Non è forse una difesa dello scrittore? E per quanto riguarda la musica è vero che spesso si tagliano brani così come succede nel testo ma lo spirito complessivo non ne viene modificato mentre nel caso del testo non si capisce più quale sia il capo e quale sia la coda.

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  6. Sandra Festi ha detto:

    Non ho ben capito se l’ accenno al testo di Mérimée è leggermente supponente; mi preme, comunque, di precisare che l’ autore è scrittore di gran pregio e spessore e che il personaggio di Carmen da lui creato fu molto discusso e diede vita a molti epigoni meno felici. Piuttosto è l’ Opera di Bizet che è stata spesso offesa da esecuzioni poco rispettose del testo. E, parlando di rispetto della musica, cosa dire dei tagli che spesso si apportano al testo musicale? Per far solo un esempio, l’ istituzione di Pesaro ha speso quarant’ anni per ripulire Rossini dalle ingiurie degli impresari.

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